Come nasce il Boboteam
La storia del BOBOTEAM: Prima c’erano solo Patrick Lobsiger e Patrizia Pasinelli, che tra di loro si chiamavano Bobino o Bobo o Bobone e Bobina.
Poi nel lontano 2004 hanno deciso di partecipare con una squadra da 12 ciclisti alla 24ore di MTB di Mendrisio. Alla squadra si doveva dare un nome e così un po’ per divertimento e un po’ per scherzo si è pensato di iscriversi alla gara con il nome Boboteam!!!
Nel 2004 sia Bobone che Bobina hanno partecipato alle gare di moutainbike organizzate in Ticino, presentandosi sempre come Boboteam.
Negli anni seguenti, si è continuato con la squadra da 12 alla 24 ore di Mendrisio e poco alla volta alle gare ticinesi si aggiungevano amici del Boboteam.
Al giorno d’oggi i boboteamiani sono aumentati, il numero esatto non lo conosce nessuno… In effetti si tratta semplicemente di un gruppo di amici con la passione della moutainbike.
Da notare che le attività principali del Boboteam non sono le gare ma le scampagnate del sabato e della domenica. Sono infatti pochi i membri che partecipano alle competizioni in modo costante e con buoni risultati 🙂 … l’importante è partecipare 🙂
Rivista Bellinzonese 10.2020
Una sella… A volte, anche di capriolo
Forcelle ammortizzate, e copertoni da fuoristrada. Nel mese di ottobre l’attenzione di tutto il mondo, o perlomeno di gran parte dell’Europa, è stata rivolta alle pendici del Tamaro, nei pressi di Rivera. I migliori interpreti della mountain bike hanno entusiasmato i pochi tifosi accorsi ad osservarne le gesta, e i molti comodamente seduti sulla poltrona di casa. Una disciplina piuttosto moderna, che però riscontra una crescente popolarità – soprattutto a livello dilettantistico. A dimostrazione, le numerose società fiorite sul territorio cantonale quali il BoboTeam. «L’idea di presenziare alla ventiquattro ore di Mendrisio (competizione a squadre, in cui una dozzina di ciclisti percorre ripetutamente un circuito di circa sei chilometri alternandosi in sella alle proprie biciclette) è sempre stata un pallino fermo. E, così, quindici anni orsono ho iniziato a riunire una decina di amici, amanti della due ruote – afferma il presidente Patrick Lobsiger.- La nostra filosofia è di praticare un po’ di attività fisica e condividere un’esperienza goliardica, conviviale». Biker sì, ma anche buongustai. «Una ‘fermata’ gastronomica è pressoché inevitabile».
Alla comitiva si sono aggregate sempre più fibre muscolari e l’offerta è stata ampliata. Dalle competizioni, alle semplici escursioni sino all’organizzazione di corsi per ragazzi e soci; senza ovviamente dimenticare le scampagnate sugli sci di fondo e le sessioni di allenamento in palestra. «Le serate estive del giovedì sono riservate a piccoli giri nel Bellinzonese, mentre i weekend da inizio primavera a metà settembre a delle gite nelle nostre splendide vallate. A cadenza annuale, invece, la società organizza un’uscita in Svizzera di più giorni». Delle attività racchiuse esclusivamente, o quasi, nei confini nazionali. «L’idea è proprio quella di esplorare, scoprire i meandri più nascosti del territorio, pedalando in compagnia. Di passare una giornata in tranquillità. A stretto contatto con la natura, sfrattati dalla città». D’altronde, per praticare un po’ di mountain bike è sufficiente munirsi di una bicicletta, che sia muscolare o elettrica. «Nei primi ritrovi spesso si possono ammirare dei veri e propri ruderi, i cosiddetti ‘cancelli’ (mezzi pesanti, faticosi, poco performanti). Poi, però, le persone si appassionano e optano per qualcosa di più recente, sfizioso. Telai in fibra di carbonio, freni idraulici… Sicuramente, biciclette più sicure ed affascinanti per scalare sentieri impervi, scoscesi».
Un continuo sali e scendi, che mette a dura prova anche il fisico più prestante. La stanchezza inizia ad affiorare, le gambe sono sempre più pesanti, il fiato corto. Pochi chilometri, e raggiungi l’apice. Lì, in un silenzio quasi indifferente; ricarichi le ultime energie, prendi velocità e, barcamenandoti fra rocce e radici, oltrepassi la bandiera a scacchi, la linea d’arrivo. A molti sembrerà qualcosa di surreale, impensabile. Eppure, sia grandi che piccini praticano questa disciplina: ripercorrendo le orme di mamma e papà, Ambra e Giada si appassionano alla mountain bike sin da tenera età, giovanissime. «È divertente e, soprattutto, si può praticare in famiglia, in compagnia. Ma quel che più affascina del percorre sentieri scoscesi sono le radici, le pietre, gli scalini». Degli ostacoli che, se non affrontati correttamente, possono risultare alquanto pericolosi. «Nelle piste più difficili, impegnative è quasi scontato accusare un po’ di paura, quella paura di cadere ed infortunarsi».
Ed è proprio per ovviare a questa problematica che l’associazione organizza dei corsi per ragazzi, permettendo così alle giovani leve di apprendere le fondamenta della disciplina in tutta sicurezza. Un ciclo di serate in cui imparare il corretto posizionamento sulla sella, la tecnica per assorbire dossetti e superare ostacoli senza mai scendere dalla bicicletta. Dai plurimedagliati Thomas Frischknecht e Nino Schurter, alla regina del cross-country Jolanda Neff. Il panorama della mountain bike è sicuramente ricco di idoli da imitare, ma per Ambra e Giada «l’unica vera fonte d’ispirazione rimane papà», affermano divertite. L’attività sportiva rimane ancora prettamente a carattere ricreativo, sia per genitori che per figlie. Ma, chissà, che nell’avvenire non riusciranno a calcare importanti palcoscenici. Sì, perché, oltre a salire sul rampichino, praticano anche triathlon – disciplina che unisce nuoto, ciclismo e corsa. E, proprio in quest’ultima frazione, esprimono il massimo potenziale.